Descrizione: al genere Graphiurus (Smuts 1832) appartengono ben 14 specie diverse di minighiri,
tutte diffuse unicamente in Africa (G. parvus, G. olga, G. kelleni, G. murinus, G. microtis, G. lorainneus, G. christyi, G. surdus, G. crassicaudatus, G. platyops, G. rupicola, G. hueti, G.
monardi, G. ocularis).
La distinzione di una singola specie non è affatto agevole in quanto basata su
particolari non immediatamente percepibili se non potendo confrontare direttamente diversi esemplari. Per noi terrariofili la località di provenienza resta uno dei pochi criteri per tentare di
"restringere" la rosa delle possibili specie. Per inciso quasi sempre si fa riferimento alla specie G. murinus, che fu una delle prime ad essere esportate, tuttavia questa attribuzione è
tutt'altro che attendibile e le conseguenze si vedono chiaramente tra chi tenta di riprodurli evitando la consanguineità... ma ne parleremo più avanti.
I minighiri hanno taglie minute con un corpo lungo tra i 10 ed i 16 cm ed una
coda di 5-13 cm. A seconda della specie allevata la pelliccia può apparire con varie gradazioni: da folta e morbida a rada e ispida, da grigio chiaro a bruno a nero, mentre il ventre è
generalmente chiaro. La testa presenta frequentemente disegni scuri a "mascherina", come il nostro topo quercino.
Una caratteristica di questo gliride è il cranio appiattito in senso
dorso-ventrale: questa caratteristica non si nota ad occhio, ma porta importanti conseguenze, infatti il minighiro riesce a passare senza problemi attraverso le sbarre di una gabbia che terrebbe
ben chiusi dei topi di ugual taglia.
Vita in natura: il minighiro è un abile arrampicatore, più affine ad uno scoiattolo che ad un topo, la
maggior parte delle specie abita quindi in foreste, mentre quelle diffuse nelle regioni più a sud e ad est (aride) occupano le aree rocciose lungo i corsi d'acqua, preferendo comunque abitare sui
cespugli o tra l'erba alta.
Nella bella stagione il minighiro costruisce un nido di rami e foglie
intrecciati che può essere appeso in alto tra i rami, o trovarsi al riparo nel tronco cavo di un albero, o all'interno di spaccature della roccia. Come accade per il nostro ghiro (Glis glis)
quello africano spesso vive a stretto contatto con l'uomo approfittando di soffitte e granai, tuttavia viene frequentemente spiazzato dalla competizione col Rattus rattus, una specie
alloctona.
Questi gliridi sono dei veri onnivori e si nutrono di qualsiasi alimento
calorico che gli riesca di trovare: frutta, semi, insetti, uova, piccoli vertebrati. Le calorie ingerite sono accumulate nel pannicolo adiposo, usato dalle specie legate a climi temperati per
passare il letargo invernale, e dalle altre per resistere ai tempi di "magra".
Le schede che ho trovato on-line spacciano i Graphiurus come animali dalla
spiccata socialità, che soffrirebbero la solitudine. Questo è l'ennesimo esempio di "umanizzazione" di un comportamento naturale che non si conosce e che porta conseguenze errate nella
stabulazione di questa specie. Esattamente come accade per i nostri ghiri e moscardini, infatti, i minighiri sono estremamente territoriali. Un singolo individuo occupa grossi spazi
(quantificabili in circa 20-30 metri quadrati) in cui non tollera intrusi. Nella stagione riproduttiva la coppia è altrettanto caparbia nel riservarsi il territorio migliore, tuttavia, una volta
svezzata la nidiata di "minighirini", consentirà a più generazioni della propria prole di continuare a sfruttare il nido ed il territorio per quella stagione. Il vantaggio di abitare un nido
comune è immediatamente intuibile se pensate alla stagione fredda: tanti corpicini ammassati trattengono il calore molto meglio di uno. Idem dicasi nel caso dell'attacco di un predatore: vedersi
saltare davanti al naso una decina di mini-razzi spiazza decisamente e rende difficile individuare un singolo bersaglio.
I principali mezzi con cui il nucleo famigliare interagisce e si mantiene unito
è basato su odori e suoni. L'odore serve ad attribuire l'appartenenza al gruppo ed a marcare il territorio (i minighiri hanno la spiacevole abitudine di "attaccare" al substrato ove si muovono
feci ed urine, proprio a questo scopo). I suoni emessi consistono in trilli a bassa frequenza con cui i singoli soggetti comunicano quando si incontrano. Suoni simili sono emessi anche per
segnalare eccitazione quando trovano un buon bocconcino da sgranocchiare.
Resta il fatto che, col sopraggiungere della bella stagione, o comunque della
maturità sessuale (a circa 5 mesi di vita), i genitori non accetteranno più i propri piccoli all'interno del territorio (intolleranza decisamente più accentuata nei maschi) e quindi ne
provocheranno la progressiva dispersione.